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La regola aurea

| Marina Greco | CEM Editoriali Storici, Domenico Calarco sx


Svalutazione dei diritti umani - 1974/4

La constatazione della reiterata violazione dei diritti dell'uomo nel corso della storia conduce alla conclusione che ci troviamo oggi come ieri di fronte alla mancata comprensione del rapporto fra diritto e dovere. L'editoriale di Cem Mondialità 1974/4 è una sintesi estrema della morale cristiana, tutta costruita intorno ad un'unica regola, inclusiva di ogni indicazione di comportamento per condursi da uomini e donne rispettabili, responsabili, umanamente solidali e, aggiungerei, pacificati e pacificanti. Parole, concetti, omelie e lezioni di morale rimangono vuoti rispetto alla regola aurea:
"Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti." (Mt. 7,12). Di una semplicità illuminante, liberatoria per se stessi e liberante per l'altro che ci è prossimo (tutti, nessuno escluso).
Mi sovviene che dev'esserci un equivoco di fondo, nel pensiero razionale di matrice illuminista che anima (animava?) l'uomo contemporaneo. La cultura europea ha fatto una bandiera della libertà di pensiero in nome dei principii di libertà, fraternità e uguaglianza, peraltro considerando giocoforza come errori di percorso tutti gli orrori e i massacri occorsi nel tempo, precedenti e successivi alla rivoluzione francese.
Credo che l'equivoco si annidi nella parola "uguaglianza", più che in quella "libertà". Sulla libertà più o meno tutti siamo pronti a riconoscere, almeno in teoria, che ha dei confini coincidenti con la libertà altrui, ma riguardo all'uguaglianza le cose stanno diversamente;
oggi sembra coincidere con il pari diritto ad esprimere opinioni e convincimenti; l'uguaglianza è passata dalle persone alle idee. In breve: diritto di cittadinanza automatico per ogni teoria. Se ben pubblicizzata, meglio.
L'estrema aberrante forma raggiunta da un simile equivoco è rappresentata dalla spettacolarizzazione via web delle esecuzioni capitali di matrice terrorista; anche
le forme più atroci di violenza hanno pari ed automatico diritto di cittadinanza nell'immaginario collettivo, quasi fossero un cartone animato.
L'uguaglianza che l'uomo contemporaneo non percepisce o non può/vuole riconoscere a livello sostanziale nell'essere dell'altro come simile che ha ricevuto il comune valore-dono della vita sulla terra, si trasforma ingannevolmente in eguaglianza presunta del valore-idea espresso da ogni essere umano, al di là di un'etica condivisa.
Come ben esprime Calasso nel suo ultimo saggio L'innominabile attuale, si diventa o turisti o terroristi.
Chi vive da turista su questa terra, chi non la sente in toto suolo natio, ricchezza propria, non può arrivare all'immensità della regola aurea: "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti" (Mt. 7,12).
Tutto. Ed è per questo che dovremmo solo voler bene e fare ove possibile del bene.

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DOMENICO CALARCO
Svalutazione dei diritti umani - editoriale, in CEM Mondialità 1974/04, p. 3.

La conoscenza della storia moltiplica le nostre delusioni: nonostante la dichiarata volontà di giustizia e la speranza riposta nell'amore fraterno, i diritti dell'uomo non sono ovunque ratificati e fin troppo spesso non sono applicati. In alcuni casi rimangono lettera morta.
Il rispetto dei diritti umani non è assicurato a tutti perchè nel nostro stile di vita è assente la correlazione fra diritti e doveri "universali, inviolabili, inalienabili".
Siamo tutti ferocemente solleciti a rivendicare i nostri diritti, ma preferiamo diventare disinvoltamente tardi di mente e duri di cuore per non dover considerare i doveri correlati.

Chi di noi ha realmente riflettuto a fondo sul testo dell'art. 29 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, facendone oggetto del proprio esame di coscienza: "Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità"?
Siamo così alieni dal considerare la correlazione fra diritti e doveri, da non accorgerci di essere ormai contagiati da un "complesso di asservimento" che procura la nausea al solo sentir parlare di dignità umana, di misericordia, di giustizia, di libertà.
La svalutazione dei diritti è proporzionale all'inadempienza ai doveri nei confronti degli altri Coloro che, "mentre rivendicano i propri diritti, dimenticano o non mettono nel debito rilievo i rispettivi doveri, corrono il pericolo di costruire con una mano e distruggere con l'altra." (Cfr. Pacem in terris, n. 15).

La correlazione fra diritti e doveri si fa più stretta quando si parla di giustizia e fraternità universale. I diritti rimangono concetti astratti, se non corrispondono ad atti giusti concretamente organizzati e compiuti giorno per giorno.
I doveri si collocano all'inizio e alla fine dei diritti da far valere, nel senso che ne rappresentano la causa e il fine. È tempo di agire in questa direzione se non vogliamo coprirci di ridicolo pronunciando parole come vita, libertà, giustizia, sicurezza sociale, istruzione.

"La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo” - ammoniva alcuni anni fa Attilio Dell'Oro Maini, già Presidente del Consiglio Esecutivo dell'Unesco - "non è l'immagine di una realtà di cui possano inorgoglirsi individui o nazioni. Essa è piuttosto il riconoscimento universale di doveri che incombono su tutti noi; è la deliberata presa di posizione contro un mondo di violenza, miseria, ingiustizia; è l'espressione lucida della volontà di sradicare dalla storia attuale le tare immense che questi mali rappresentano".

Lo sradicamento dalla nostra storia di queste· "tare immense" è ormai possibile solo se l'uomo attuale accetta di essere rieducato moralmente.
 "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti" (Mt. 7,12).
In questa regola è incluso tutto ciò che è necessario fare per essere.
Da ciò discende che la libertà sta alla responsabilità, come i diritti ai doveri e l'autonomia all'obbligo morale.
Perchè?
Perchè ciascuno non vive solo sul pianeta terra, ma è una maglia nel tessuto della vita associata.
Per parlare ancora di educazione, tutto ciò che viene insegnato può esserlo solo perchè è contenuto nella trama della vita associata e viene trasmesso con lo scopo di migliorarla per se stessi e per tutti coloro che vivono intorno, dalla famiglia, alla scuola, ai luoghi di lavoro, ai quartieri, alle città, alle strutture di governo, alle nazioni, ai continenti, al pianeta intero.
A tutto ciò non sono affatto estranei l'esercizio del dominio di sé, della resistenza alla responsabilità, della comprensione dei propri limiti personali e dei limiti dettati dalla natura al genere umano.
Una rieducazione morale identificabile alla luce dell'idea di responsabilità, rispettabilità, solidarietà per la costruzione di una nuova società posta al servizio degli uomini.


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