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Caro evasore

| Enzo O. Verzeletti - 17/11/2017


All'evasore sconosciuto

Caro evasore sconosciuto,
ti scrivo per raccontarti una storia:
Paradiso,
Paradiso,
preferisco il Paradiso…

canticchiava Filippo Neri tra i suoi ragazzi di strada; insegnava loro con tenerezza ed ironia, all’epoca del Concilio di Trento, mentre prendeva avvio la Controriforma.
Te lo ricordi il film con Gigi Proietti? S'intitola Preferisco il Paradiso. 

Nei giorni scorsi non sentivo parlare che di paradiso: non qui a casa, sui media.
Paradiso terrestre? Paradiso celeste? No, paradiso fiscale! FI-SCA-LE.

Non voglio mostrarmi offeso per questo prendere in prestito – rubare? - la parola alla Bibbia ed incollarla accanto alla parola fiscale. Potresti prendermi per un moralista. Si sa. Per carità!
In ogni caso paradiso offshore suona meglio di paradiso fiscale, perché chi ci va gira “al largo”.

Per stare al largo dalle imposte esiste dunque un apposito paradiso, quello offshore, variamente dislocato sul pianeta terra, in cui tu porti, conservi e fai fruttare i tuoi averi.
Evidentemente è un posto riservato alla tua tipologia del ricco-furbo-informato, perché “quegli altri” (non abbastanza ricchi e intelligenti?) le tasse, le imposte le pagano.
Quindi, mi dico, esisterà anche un inferno-inshore dei per-forza-onesti, che non evadono le tasse o non potrebbero evaderle, anche volendo, nel caso fossero un po’ meno onesti proprio come te: si tratterebbe di una categoria di umani speciale, differente dalla tua: una sorta di “im-prison”, ancora impelagati nei lacci delle leggi fiscali: comuni, volgari (e onesti) cittadini. Loro, se evadessero, incorrerebbero in sanzioni: in tema di tasse solo loro rischiano davvero. Tu molto meno.

Davanti alle rivelazioni sui circuiti di “ottimizzazione fiscale” (riservati a te, ricco-furbo-informato, perché per gli altri per-forza-onesti-sf…ortunati c’è il salvadanaio in terracotta a forma di maialino oppure, a scelta, i sub-prime) le reazioni politiche sembrano corrispondere ad una prevedibile e noiosa coreografia: si convocano le stars più in vista o le società più discreditate, si mettono in luce raggiri semplici o affari complessi e sospetti di corruzione politica.

Davanti a queste straordinarie rivelazioni le reazioni sono: il silenzio cauto del potere pubblico, che attende di conoscere l’ampiezza del fenomeno e le percentuali statistiche.
Segue l’indignazione. Più le rivelazioni mostrano l’impotenza politica, più le parole sono forti. Si parla di attacco alla democrazia. Altri gridano ancora più forte: “I ricchi trovano sempre il mezzo di sfuggire alle tasse! Gli altri, i poveracci, le pagano!”
Il teatrino degli slogans si ripete, antiquato, contro il “possidente”, ricco evasore: dal ruspante “Roma ladrona” al mite “Tolleranza zero”, fino ai variopinti “Onestà, onestà!” e “Legalità, legalità!”

La protesta sarebbe perfino interessante, o potrebbe apparire a te anche divertente, se non ci fossero già le prove della sua inutilità: crisi finanziaria, Luxleaks, Swissleaks, Panama Papers...
Quante occasioni per assistere a questo balletto d’indignazione e d’incitamenti perentori alla giustizia “senza pietà” e alla fine dei paradisi fiscali.
Pensi che prima o poi selezioneranno un estratto di lista color carbone dalle già stilate liste nere dell’offshore?

Quali pensi che siano le responsabilità politiche davanti all’evasione fiscale su grande scala? Pensi di avere tu minore o maggiore responsabilità?

Dopo la crisi del 2008, le liste nere, grigio-scuro e grigio con le sue cinquanta sfumature dei paradisi fiscali sono state compilate e perfezionate.
Ma sembra che l’immediatezza dei flussi finanziari, la facilità di aggirare le legislazioni, nazionali o mondiali, la moltiplicazione delle società ombra create all’istante da quelli come te rendano veramente difficile individuarti, a meno di soffiate gigantesche (mi diresti poi sinceramente chi le fa e perché?).
Cosa pensi che farà lo Stato per stanarti? Formerà delle squadre specializzate? Rinforzerà il numero dei controllori delle imposte?
No, caro evasore sconosciuto! Gli effettivi sono stati ridotti da ormai una decina d’anni e i controllori sono soli o male accompagnati a fronte di decine di società ripartite nei luoghi più disparati e più inaccessibili del pianeta, che solo tu e altri come te conoscono.
Davanti alle epidemie i governi ordinano milioni di vaccini; davanti alla delinquenza e al terrorismo reclutano poliziotti, militari e agenti in borghese, davanti ai paradisi fiscali… s’indignano alla televisione.
Dimmi, soffri molto per la loro indignazione?

Lo so: il paradiso fiscale traduce l’indulgenza storica nei tuoi confronti; il termine che indica il Paradiso, l’eden dei giusti e dei virtuosi è stato trasformato nel termine che indica il rifugio di chi imbroglia e di chi occulta.
Non mi stupisco e neppure mi meraviglio di scoprire che esistono i paradisi fiscali legali[1].

Si vede che la legalità è un altro concetto flessibile.
Problema sistemico o accidentale?
Esaurita l’esplosione adrenalinica delle inchieste-scoop, resta il silenzio impotente o colpevole di molti, fino alle prossime rivelazioni.
Nel frattempo il popolo si abbindola parlando dell’eliminazione della nazionale dai mondiali di calcio di Russia 2018.
Qui si che si parla di Apocalisse!

Caro evasore, vorrei che nella notte risuonassero abbaglianti, fragorose come il tuono nella tua mente e nel tuo cuore le parole del profeta:
“Ma questo è un popolo saccheggiato e spogliato; sono tutti legati in caverne, rinchiusi nelle prigioni. Sono abbandonati al saccheggio, e non c'è chi li liberi; spogliati, e non c'è chi dica: «Restituisci!»

Ti sveglieresti? Non chiedo neanche il pentimento, tanto meno la prigione. Qualcuno più in alto di te e di me ti salva. Chiedo la restituzione.
Sii buono, se ce la fai…e ascolta qui.

 

[1] http://www.corriere.it/economia/17_novembre_09/paradise-paper-ecco-perche-paradisi-fiscali-possono-essere-legali-cd838808-c58d-11e7-8460-ef8ba8b0b1d6.shtml