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Parola seminata

| Enzo O. Verzeletti


Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare.
Matteo 13,1-9 - Domenica, 12 luglio 202.

Gesù sale su una barca e da lì parla alle folle che lo ascoltano, sedute sulla spiaggia; forse avrà usato un tono particolare per farsi udire, certo è che dal mare alla terra giunge il suono della Sua voce. Chi lo ascolta somiglia un po’ alla terra che riceve la semente lanciata dal seminatore.
Gesù predica e le Sue parole sono come il seme che crescerà...o sarà soffocato…

Questa parabola è la prima di una lunga serie.
Leggendo la Bibbia dall'inizio, si scopre che il primo seminatore è Dio.
Nel capitolo 2 della Genesi, Dio si manifesta come un abile coltivatore, preparando un giardino per l’uomo; qui è il maestro della semina:

Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c'era uomo che lavorasse il suolo, ma una polla d'acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo [....] Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. (Cfr. Gn 2,4b-9).

Il gesto ampio e generoso del seminatore è un’epifania di Dio: sparge la vita in abbondanza, la ispira ovunque e sempre, non lesina, la sparge a piene mani.
In questo senso diciamo che il Cristo è l’incarnazione del Logos, della Parola, del Verbo, Colui che esprime pienamente la logica del Padre, portandola davanti agli occhi e dentro le orecchie degli uomini.
C’è un di più nella Parola che si manifesta e vibra nella voce del Cristo, muovendo verso terra dal mare: contiene in se stessa e all’inizio della propria manifestazione alle folle, quasi come un incipit, l’indicazione dei possibili modi nei quali gli uomini la riceveranno.
Sono quattro: alla maniera del bordo della strada, alla maniera dei sassi, alla maniera dei rovi, alla maniera della terra buona.

Alla maniera dei bordi della strada.
È la maniera di coloro cui nulla interessa tranne loro stessi: la Parola non li raggiunge mai, cade a lato, rimane, ignorata, ai margini.

Alla maniera dei sassi.
È la maniera di coloro che, statici e pesanti, sono capaci di entusiasmarsi, ma solo in superficie; il mettersi in movimento necessario alla comprensione e alla pratica della Parola risulta loro impossibile. Sono qui rappresentate tutte le forme della superficialità, della ristrettezza mentale, della mancanza di cuore; senza humus, senza profondità; la parola non radica lì.

Alla maniera dei rovi.
È la maniera di coloro che soffocano il senso di ciò che odono, soffocando se stessi nelle preoccupazioni di tutti i giorni. Sono le forme del desiderio di essere come gli altri si aspettano o pretendono; cercare di piacere a tutti è talmente complicato da occupare tutto il tempo e tutte le energie.

Alla maniera della terra buona.
Infine c’è chi ascolta e custodisce ciò che ha ascoltato. Sono quelli che non hanno né fretta, né pretesa di capire tutto o di agire al meglio, eppure sono in movimento e cercano.
Questa è la terra dove la Parola seminata porta frutto, dove più, dove meno, ma porta frutto in ogni caso.

Sono quattro modi di essere e vivere differenti. Alcuni si innervosiscono quando dico questo perché pensano che Dio faccia delle discriminazioni e allora non saremmo tutti uguali davanti ai suoi occhi. Oppure dicono che siamo tutti fatti allo stesso modo e ascoltiamo ora in un modo ora nell’altro. Lo scopo di una parabola non può essere quello di dire che tutti... sono come tutti, altrimenti non avrebbe senso raccontarla e neanche ascoltarla.
I giochi non sono fatti in anticipo, non siamo tutti classificati in categorie e non ci sono insiemi-intersezione di cui studiare o prevedere la composizione in base al calcolo delle probabilità.
Non siamo “archiviati” nella mente di Dio.
Abbiamo tutti senz’altro fatto l’esperienza di parlare a qualcuno per dirgli qualcosa d’importante e sappiamo di aver incontrato reazioni diverse. Capita di parlare “al muro”, per esempio; c’è persino il detto! Oppure capita che “non era il momento giusto, perché era tutto preoccupato per altro”.

Allora forse non resta che da chiedersi, ma io alla maniera di chi ascolto la Parola e, in generale, gli altri che mi parlano? Non li sento proprio? Sono forse un sasso? Sono per lo più distratto da altre occupazioni o pre-occupazioni? Capisco, o no?
Continuando per questa via… forse sarà pure utile chiedere a Dio cosa ne pensa, in altri termini
interrogarLo alla luce della sua Parola. Non sono matto: è un aspetto importante di ciò che viene definito “vita cristiana” (in termini tecnici): ha a che fare con la preghiera: giungono risposte e non siamo noi a darle.
In ogni caso il “buon terreno”, nell’Antico Testamento, è uno dei nomi dati alla Terra Promessa (Numeri 14,7).
Terra Promessa? Dov’è? Cos’è la Terra Promessa?
Leggi i Vangeli...
Mi viene in mente il ragazzo crocifisso accanto a Gesù, uno dei due ladroni.
A prima vista questo ladro è solo un cattivo terreno, ma non appena si accorge di avere “a lato” il Cristo...gli chiede qualcosa. Basta una sola Parola...
È il frutto di una terra che nessuno avrebbe detto buona; forse, fino a quel giorno, aveva solo ricevuto parole sbagliate.